Alessio Iovine, nato e cresciuto nel Como, si è ritirato dal calcio giocato nell’ultima gara tra i lariani e l’Inter dopo sei anni intensi passati con indosso la maglia biancoblu, salendo dalla Serie C alla Serie A e ottenendo il decimo posto da neo promossa in questa stagione. Resterà comunque, con un ruolo ancora da decidere che varia dall’allenatore nel Settore Giovanile a collaboratore di mister Césc Fàbregas, nel Club dei Fratelli Hartono. Intanto oggi Iovine ha risposto ad alcune domande postegli dai colleghi de La Provincia in un’interessante chiacchierata: ecco un estratto della sua intervista.
Una scelta ponderata con il cuore e con la famiglia
La decisione è maturata con il tempo, a partire da gennaio. Iovine racconta di aver valutato attentamente l’opportunità offertagli dalla società lariana, con cui ha sempre avuto un rapporto profondo e umano. «Potevo continuare a giocare, anche altrove, ma restare nel club della mia città, con un nuovo ruolo, era un’occasione unica», ha spiegato.
Una valutazione condivisa in famiglia, che ha messo in evidenza il valore di restare vicino a casa, nella città che ama, e all’interno di un progetto che gli garantisce continuità e stabilità anche dopo la carriera da calciatore. Fondamentale anche il riconoscimento da parte dell’ambiente, che gli ha dimostrato stima e fiducia, definendolo un profilo umano e professionale in linea con i valori del Como.
L’ultima notte al Sinigaglia: un’emozione indimenticabile
Il congedo dal campo è avvenuto nella suggestiva cornice dell’ultima giornata di campionato, contro l’Inter al “Sinigaglia“. Iovine ha raccontato ogni istante con emozione: dal momento in cui ha ricevuto la fascia da capitano fino all’ingresso in campo accompagnato dal boato dei tifosi. Un addio accompagnato da cori, striscioni, e abbracci simbolici da parte di compagni e amici come Bastoni e Nico Paz.
«Non capivo più nulla, è stato tutto oltre le mie aspettative. È un ricordo che conserverò per sempre», ha dichiarato. L’allenatore Cesc Fabregas ha avuto un ruolo decisivo, spingendolo a godersi la passerella sotto la curva e la conferenza stampa d’addio, momenti che Iovine ha poi riconosciuto come preziosi.
Una carriera ricca di emozioni e sacrifici
Tra i ricordi più belli, Iovine menziona la promozione in Serie B come la più intensa, mentre il debutto in Serie A, seppur segnato da poche presenze, ha rappresentato la realizzazione di un sogno d’infanzia. Nonostante la concorrenza e il poco spazio, ha vissuto l’esperienza nella massima serie con entusiasmo, studiando e crescendo a ogni allenamento, consapevole dell’importanza del ruolo ricoperto nello spogliatoio.
Un futuro ancora biancoblù
Il legame con il Como non si interrompe con il ritiro: «Mi rilasso qualche giorno, poi ci sederemo a un tavolo e decideremo il mio nuovo ruolo all’interno del club», ha detto Iovine. L’obiettivo è restare operativo nel progetto tecnico o dirigenziale, offrendo la propria esperienza e identità comasca alla società.
Da raccattapalle a bandiera del club
Tutto è cominciato allo stadio Sinigaglia, quando da bambino era raccattapalle e ammirava i suoi idoli Brunner e Music. La telefonata che lo ha riportato al Como, mentre era in vacanza in Messico, è stata accolta con entusiasmo: «Dissi di sì subito, era il mio sogno». Un sogno che oggi cambia forma ma resta vivo, nel segno della fedeltà a una maglia che ha sempre sentito sua.