Como-Inter, curva in silenzio per 15 minuti: protesta contro le multe

Durante l’ultima gara stagionale il tifo organizzato ha scioperato per un quarto d’ora in segno di dissenso verso le sanzioni ricevute da alcuni sostenitori

Silenzio assordante per i primi quindici minuti dell’ultima sfida stagionale del Como, in casa contro l’Inter. Una protesta silenziosa, ma carica di significato, quella messa in atto dal cuore pulsante del tifo biancoblù, che ha deciso di non cantare né esporre striscioni nel primo quarto d’ora di gioco. Un gesto eclatante per manifestare il proprio dissenso nei confronti delle multe inflitte ad alcuni tifosi.

Sciopero simbolico in curva

Il settore caldo dello stadio Sinigaglia è rimasto vuoto e muto all’inizio della partita. Nessuno sui trabattelli, nessun coro, nessuna bandiera al vento. Un’assenza che non è passata inosservata, tanto da generare nei primi minuti preoccupazioni tra gli spettatori, alcuni dei quali temevano potessero esserci problemi all’esterno dello stadio. In realtà, si trattava di una protesta organizzata, annunciata e condivisa all’interno del gruppo del tifo organizzato.

Il motivo? Le multe dopo il saluto finale

L’origine della protesta è legata a quanto avvenuto nella precedente partita casalinga. A fine gara, circa 200 tifosi si erano arrampicati sulle inferriate per salutare la squadra e, come spesso accade, ricevere qualche maglia in regalo. Un momento rituale di festa e vicinanza tra squadra e curva. Tuttavia, una quindicina di loro hanno ricevuto sanzioni amministrative da 170 euro, perché – secondo la ricostruzione – avevano entrambe le gambe oltre la recinzione, configurando così una violazione delle norme di sicurezza.

La curva: “È un gesto d’amore, non un’invasione

L’incomprensione sta proprio nella lettura del gesto, che da parte dei tifosi viene vissuto come un momento emotivo, non certo una condotta pericolosa o ostile. Per questo, la sanzione è stata percepita come ingiustificata e sproporzionata. I supporter colpiti non si capacitano del motivo per cui, tra centinaia di presenti, solo pochi siano stati multati, forse sulla base di identificazioni fotografiche.

L’ironia dei tifosi non è mancata: Forse è intervenuto il Var anche qui, si legge tra le righe della contestazione. Il malumore ha quindi portato alla decisione collettiva di scioperare, per far sentire la propria voce senza alzare la voce.

Un quarto d’ora per farsi sentire… in silenzio

Alle ore 15 del match, come da copione, la curva è entrata in blocco. Le bandiere hanno iniziato a sventolare, i cori a riecheggiare nel vecchio stadio affacciato sul lago. Ma il messaggio era già passato forte e chiaro: il tifo non è solo rumore, ma anche consapevolezza e partecipazione. Una protesta simbolica, che ha aperto un dibattito su come vengono gestiti certi momenti di festa e su quanto la passione possa entrare in rotta di collisione con la burocrazia sportiva.

Subscribe
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments

Articoli correlati

La doppietta di Douvikas e la rete di Da Cunha ribaltano l'iniziale vantaggio del Sudtirol...
Fa autocritica il tecnico catalano dopo la vittoria sotto ritmo col Sudtirol in Coppa Italia...

Altre notizie