Durante questa sosta, l’attenzione attorno a Césc Fàbregas ha raggiunto un nuovo picco, e non solo tra le mura comasche. Allenatori, ex campioni, giornalisti e addetti ai lavori stanno esprimendo unanime ammirazione per il gioco e la filosofia dell’allenatore del Como, considerato da molti come una delle novità più interessanti del calcio italiano.
Eppure, in riva al Lario il giudizio non è così lineare. L’entusiasmo esterno cozza con una certa tendenza locale a sottolineare più i rischi che le opportunità: la “sindrome della rimonta subita” resta una preoccupazione concreta, e il timore di una retrocessione continua ad aleggiare come un’ombra, soprattutto tra chi vive il club giorno per giorno.
Tuttavia, il giudizio degli osservatori esterni è netto. Il Como, neopromosso, viene indicato come una delle squadre che esprime il miglior calcio in Italia, al netto dei top club. Lo ha affermato tempo fa Alberto Rimedio, telecronista Rai, e lo ha ribadito di recente Arrigo Sacchi, che ha incluso Fàbregas tra i tecnici da seguire con attenzione, insieme a Sarri e Baroni. Luca Cecconi, analizzando l’imminente Como-Empoli, ha parlato di “qualcosa di speciale” nel calcio proposto dal tecnico spagnolo.
Le parole più forti arrivano però da Lele Adani e Antonio Cassano, intervenuti durante la trasmissione Viva el Futbol. Cassano ha paragonato la parabola di Fàbregas a quella di Luis Enrique: “Quando andrà via dall’Italia, diranno che è un fenomeno. Ma oggi, qui, non viene capito”. Adani ha evidenziato il coraggio tattico e la visione culturale del tecnico, citando l’esempio dello 0-2 a San Siro contro il Milan: “Il Como ha dominato per lunghi tratti. È un calcio che diverte, che appassiona. E Fabregas non ha paura di dire quello che pensa”.
Mentre fuori Como si parla di Roma e Milan interessate al tecnico, in città si fa strada una consapevolezza più sobria: il contratto quadriennale garantisce continuità, ma è difficile immaginare Fabregas ancora sulla panchina azzurra oltre due stagioni in Serie A. Il motivo è chiaro: anche lui sa che il Como è una palestra ideale per crescere, ma che prima o poi sarà tempo di spiccare il volo.
Si apre così un nuovo tema: chi potrà raccogliere l’eredità di Fabregas? Secondo i colleghi de La Provincia due ipotesi prendono forma. La prima è che il sistema tecnico costruito in questi mesi sia sufficientemente solido da essere tramandato, garantendo una continuità tattica e culturale. La seconda, ancora più intrigante, è che sia lo stesso Fabregas a scegliere il suo successore, guidando così la transizione con la stessa visione che sta rivoluzionando il Como.
Nel frattempo, la città resta divisa tra l’orgoglio per il gioco espresso e la cautela per ciò che potrebbe ancora accadere in classifica. Ma una cosa è certa: il nome di Fàbregas ha già lasciato un segno profondo, ben oltre i confini del Sinigaglia.