Se il 7 gennaio, giorno dell’ufficialità di Assane Diao al Como, ci avessero detto che lo spagnolo avrebbe segnato due gol nelle sue prime quattro partite, avremmo tutti firmato col sangue. Quindi la brutta prestazione di sabato non sminuisce assolutamente l’impatto avuto dal ragazzo con la Serie A, che resta ottimo.
E’ altrettanto vero che contro l’Atalanta ci ha dato sensazioni non buone. Ed è un’opinione, perché alcuni gli hanno addirittura dato la sufficienza, cosa inconcepibile per noi che infatti gli abbiamo dato 4,5. Ma tant’è, il calcio è soggettivo e i giudizi individuali lo sono ancor di più. Dopodiché però ci sono anche i numeri, che non mentono: nessun tiro, un dribbling riuscito su sette, tre duelli vinti su ventidue, ventuno possessi persi. E quel secondo tempo in cui l’Atalanta sfondava sulla fascia destra e lui non ha dato quasi mai una mano a Engelhardt e Da Cunha: emblematico il gol dell’1-1, con Diao che rientra molto placidamente mentre i due compagni provano ad arginare la furia di Brescianini.
Una prova negativa capita, è assolutamente nell’ordine delle cose per un ragazzo neanche 20enne che oltretutto si è appena trasferito. Ci sono tante dinamiche: la lingua, l’adattamento a un nuovo gruppo-squadra, a un nuovo campionato, a una nuova casa. Parliamo poi di un giocatore non abituato a giocare titolare per tre partite di fila com’è successo qui. E magari c’è anche una piccola componente di esaltazione dopo i due gol consecutivi a Milan e Udinese, ci può stare. Sabato però sarà un bel test, il test della reazione dopo una partita insoddisfacente. E siamo curiosi di vedere come se la caverà Diao. Perché il talento c’è, ma nel calcio serve molto altro.
