Se dovessimo fare una lista dei bomber lariani più amati del nostro passato recente, Giuseppe Cozzolino ci sarebbe senz’altro. Un anno e mezzo a Como tra il 2009 e il 2011 conditi da 17 gol, alcuni dei quali pesantissimi, e un amore intenso con la piazza. In precedenza aveva giocato anche a Lecce, addirittura in Serie A, segnando anche un paio di gol a Siena e Roma. Noi di CalcioComo.it l’abbiamo contattato in esclusiva a poche ore dalla partita che opporrà due delle sue squadre “del cuore”: ecco la nostra chiacchierata con lui!
Partiamo dal presente, Giuseppe. Cosa stai facendo ora?
“A 39 anni gioco ancora, nel Saviano, in Promozione campana. Mi trovo benissimo, un ambiente meraviglioso con persone per bene. Davvero una società modello. Abbiamo 50/60 ultrà che per la categoria sono tantissimi: il pubblico è splendido. Ovviamente penso al futuro: vorrei fare il corso da allenatore però non ho ancora deciso quale percorso seguire. Comunque l’idea è rimanere nel mondo del calcio”.
Mondo del calcio che ti ha visto arrivare fino alla Serie A con la maglia del Lecce.
“Sì, grazie al direttore Corvino che ringrazio ancora oggi. È stato il sogno di ogni bambino che si è realizzato. Ero andato via di casa appena compiuti 14 anni per andare a Giulianova, ritrovarmi in A a 16 anni con compagni fortissimi e allenato da un maestro come Zeman è stato incredibile… A proposito, colgo l’occasione per mandargli un abbraccio fortissimo visto che sta poco bene. Per me è uno dei personaggi più importanti della storia del nostro calcio. Diciamo che i due gol più belli e importanti li ho segnati proprio con Como e Lecce: parlo del mio primo gol in Serie A contro il Siena, quando presi palla a centrocampo e arrivai fino in porta scartando il portiere, e poi ovviamente del gran gol a Lecco che voi ricordate bene”. (clicca qui per rivederlo)
Altroché. Gol contro i blucelesti sia all’andata che al ritorno all’ultima giornata. Con noi salvi e loro retrocessi.
“Bellissimo! E pensare che a inizio stagione feci fatica ad ambientarmi, quel gol fu la scintilla che fece scoccare un amore incredibile con la città”.
La seconda stagione però andò diversamente, come mai?
“C’erano tanti problemi societari. La società mi rinnovò il contratto per farmi rimanere ma subito dopo il mercato estivo iniziarono i problemi di tutti i generi, stipendi, malumori… Fui praticamente costretto ad andare via anche per correttezza verso la piazza, ma fosse per me non sarei mai partito. C’era un feeling con la tifoseria che era qualcosa di straordinario, mi sentivo a casa. Mi viene la pelle d’oca a raccontarlo. E quel tipo di rapporto ti dà qualcosa in più che quando non lo hai te ne accorgi”.
Cosa ti è mancato per rimanere o per tornare in Serie A?
“Ma sai, a volte la gente non si rende conto che non è facile stare a certi livelli per anni. I soldi, i complimenti, le pressioni, ma dall’altra parte i problemi personali che un giocatore può avere, la lontananza dalla famiglia, eccetera. Pensa solo a quanti soldi costa una retrocessione a una società. Un giocatore giovane lo sa, sente la responsabilità e magari non è neanche ben visto dall’ambiente, coi giornalisti che giustamente valutano solo quello che vedono sul campo. E sei solo a gestire tutto questo”.
Come la vedi la partita di lunedì?
“Per me sarà particolare. Tra l’altro Giampaolo, oggi al Lecce, era sulla panchina del Giulianova quando io iniziavo ad allenarmi con la prima squadra a 16 anni: pensa che incroci! E te ne dico un altro: ora mio fratello gioca nel Nola ed è allenato dal figlio di Zeman! Comunque la vedo una partita equilibrata, due squadre allenate benissimo”.
Ardito, tuo ex compagno, in settimana ha detto: “Il Lecce in classifica è più avanti del Como ed è la dimostrazione che non bastano i soldi per vincere subito”. Che ne pensi?
“Grandissimo Andrea. Diciamo che ci sono tanti fattori. Sicuramente il Como sta facendo tantissimo e ha le potenzialità per fare molto meglio però serve tempo. Le dinamiche calcistiche vanno oltre a quanti soldi spendi. In Serie A non puoi sbagliare niente e l’abitudine a giocarci incide tanto sull’aspetto mentale, non solo dei giocatori ma anche della società, dei tifosi, dei giornalisti, di tutti. E si vede anche in partite come quella di San Siro: un Lecce se perde 2-0 contro una grande giocando bene dice ‘Ho perso’. Una neopromossa invece non è ancora abituata a quei palcoscenici e questo può pesare”.
Chi arriverà davanti a fine campionato tra lariani e salentini?
“Il Como ha le qualità tecniche per arrivare sopra al Lecce, ma il Lecce ha le qualità mentali e ambientali dalla sua. Non mi sbilancio per una questione di affetto e spero che entrambe raggiungano i loro obiettivi”.