Che soddisfazione per Fabio Gallo! L’ex giocatore (2002, promozione in A) e allenatore (2016-17, ai playoff in C nonostante il fallimento) biancoblu ha portato la Virtus Entella in Serie B, bagnando il naso a squadroni come Ternana, Torres, Pescara e non solo. Per lui è il primo campionato vinto da tecnico. Mentre la piccola Chiavari torna per la terza volta nel grande calcio, anche grazie al lavoro di un uomo che qui conosciamo bene. E che abbiamo contattato in esclusiva per farci raccontare quest’esperienza, oltre che per chiedergli un’opinione sul nostro Como.
Chissà che festa, mister! Raccontaci un po’ questa stagione…
“Di feste dobbiamo ancora farne tante! Abbiamo avuto poco tempo per organizzare. È stata un’impresa straordinaria, una stagione bella, difficile, con tanto lavoro sempre col profilo basso assieme ai giocatori, allo staff e a tutta la famiglia Entella. L’abbiamo fatto nel migliore dei modi, correggendo la rotta quando serviva, con un unico obiettivo: fare il massimo. Prima per migliorare la stagione scorsa, poi però i risultati ci hanno portato ancora più su. La costanza è stata determinante, siamo arrivati a 30 risultati utili di fila, non sono numeri normali”.
Come sei cambiato da allenatore in questi anni? Sia tatticamente che umanamente.
“A livello tattico uso un 3-5-2 simile a quello che ho usato a Como, ma più offensivo. Nella gestione del gruppo sono cambiato perché Como è stata un’esperienza a sé: la società era fallita, il rapporto coi giocatori doveva essere di un certo tipo perché altrimenti rischiavo di perderne qualcuno. Qui con una società solida e competente sono stato amichevole ma professionale. Ho mantenuto il mio carattere, amo rendermi credibile col lavoro e con la comunicazione. Forse sono un po’ più severo e deciso in ciò che si deve fare, frutto dell’esperienza”.
In questi anni ne hai passate tante. A Terni con Bandecchi, gli alti e bassi di Potenza, le dimissioni a Foggia. Quant’è grande la soddisfazione anche personale e professionale per questo successo?
“Tutte le esperienze mi hanno forgiato, mi hanno fatto crescere e migliorare. E tante altre situazioni dovranno passare. Non ci si completa mai. Anche per esempio a Foggia, dove sono stato benissimo, ho fatto benissimo e in questo momento sono ricordato come quello che ha detto ciò che pensava (il riferimento è ai postumi delle sue dimissioni, con dichiarazioni al vetriolo del presidente Canonico a cui Gallo rispose per le rime, e al recente disimpegno totale dello stesso Canonico dal club pugliese con conseguente rabbia dei tifosi, ndr). In questi giorni ho ricevuto dai tifosi del Foggia un riscontro clamoroso”.
La stagione 23-24 all’Entella non era andata per il meglio, però ti hanno confermato. Non banale…
“Sicuramente i risultati non hanno soddisfatto le aspettative; offrire un biennale a un allenatore che non ha fatto benissimo non è da tutti. Presumo abbiano apprezzato il lato umano, che quest’anno ha avuto un’importanza clamorosa. Solo chi ha la fortuna di lavorare qui può capire il valore di questo club”.
Hai il tuo Pessina all’Entella?
“Franzoni lo ricorda un po’, anche se calcisticamente è più un cavallo pazzo rispetto a Matteo. Però ha l’inserimento”.
L’Entella in B la ricordiamo come una “piccola” dal basso monte ingaggi ma capace di arrivare anche a metà classifica. Sarà ancora così o il progetto può essere più ambizioso? Lo stadio è a posto?
“Riguardo allo stadio, dalla società dicono che l’unico intervento è la sostituzione delle luci e poi piccoli interventi come la realizzazione della sala Var. Per quanto concerne il progetto sportivo, dobbiamo incontrarci a stretto giro. La società vuole sempre coinvolgermi nelle decisioni, condividendo pareri e ambizioni a 360° e ascoltando ciò che penso. Ma è presto, non abbiamo ancora finito di bere la prima bottiglia”.
E le bottiglie sono pronte anche al Como, che si è salvato da neopromosso con tante giornate d’anticipo. È un’impresa o è naturale visti gli investimenti?
“La società molto solida e per forza di cose ambiziosa, mi aspettavo investimenti importanti. E il risultato non mi ha sorpreso. Ci sono tanti giocatori giovani e di talento allenati bene. Nico Paz è uno dei talenti più cristallini in circolazione. La salvezza è arrivata in anticipo ma con grande merito. E sono molto felice, come sapete ho Como dentro, avendo vinto un campionato da giocatore e vissuto una stagione molto particolare da allenatore”.
In questi giorni di festa, hai pensato a quell’annata sotto curatela fallimentare?
“Sì, tra l’altro era il primo anno da professionista e mi sono trovato con una società già fallita in ritiro a luglio: non capita spesso una cosa così, per fortuna. Penso a ciò che sarebbe potuto succedere con una proprietà solida e non farlocca, come quella che arrivò alla fine di quella stagione. Si era creato un gruppo di ragazzi eccezionali, con Andrissi e Foresti dirigenti che diedero tutto. E alla fine abbiamo preso gli schiaffi. Però perlomeno quando mi capita di tornare a Como non passo inosservato e questo è gratificante”.