Quando Fabrizio Castori ha iniziato ad allenare, Cesc Fabregas non era nato e probabilmente non era neppure nei progetti dei suoi genitori. Parliamo del 1980: i computer erano stati appena inventati, la guerra fredda non era ancora finita (che poi…è mai finita? Vabbè) e Cesc sarebbe venuto al mondo solo sette anni dopo.
Castori ha 71 anni, Fabregas 38: potrebbe essere suo figlio, ma non sono distanti solo anagraficamente. Prendiamo lo stile di gioco. L’attuale tecnico del Sudtirol è da sempre considerato un catenacciaro, anche se poi queste etichette lasciano il tempo che trovano. Comunque le sue squadre sono solitamente ben messe nella classifica dei gol subiti: 3-5-2, pragmatismo e se serve anche il classico “lancio lungo e pedalare”. Il collega sulla panchina del Como la vede un po’ diversamente. E messa giù così, tra i due sembra esserci un abisso incolmabile.
Fabregas vorrà fare una chiacchierata anche con lui, come ha fatto con Inzaghi, Flick e tanti altri tecnici? Forse no, però di sicuro Castori potrebbe arricchirlo con tante esperienze maturate in contesti sconosciuti a Cesc. Uno cresciuto a pochi passi da Barcellona, l’altro nelle leopardiane Marche. Uno centrocampista geniale e precoce tra la cantera blaugrana e l’Arsenal, l’altro era un mediano dilettante vecchio stile che durante il giorno faceva il ragioniere. E se guardiamo il loro curriculum da allenatori, Fabregas ha iniziato subito in Serie B mentre Castori per 15 anni (dal 1980 al 1995) non ha mai assaggiato neanche la C2 e si è guadagnato ogni categoria scalata. Chissà quante ne ha viste in quei campi polverosi.
Comunque, domani i due si affronteranno in Coppa Italia. E ognuno metterà sul campo il proprio modo di vedere le cose, il proprio trascorso, sé stesso.