La Nazionale fa pietà perché, sotto sotto, non interessa a nessuno

La maglia azzurra è di tutti. E quindi non è di nessuno: né dei tifosi, né di chi elegge il presidente FIGC

È ormai da 15 anni che la Nazionale distribuisce delusioni, escludendo il miracolo di Euro 2021. La Norvegia non è più forte di noi, ma ad oggi lo è. Lo dicono il 3 a 0 di Oslo, ma anche la striminzita e soffertissima vittoria azzurra di ieri sera mentre gli scandinavi in Moldavia ne avevano fatti cinque.

Ne abbiamo sentite tante, in questi anni. Sui CT (doveroso esonerare Spalletti che ha fatto un casino, ma i problemi esistono da ben prima), sulla FIGC, sul talento che manca, sull’atteggiamento dei giocatori, sui settori giovanili. Fateci dire due cose che in pochi sottolineano.

Una è su Gravina. Premessa: dovrebbe dimettersi, assolutamente sì. Ma cosa abbiamo risolto con le dimissioni di Tavecchio e di Abete? Nulla, anzi. Normalmente una persona eletta fa gli interessi di chi lo elegge. Chi elegge il presidente FIGC? Lega Dilettanti, Serie C, Serie B, Serie A, Associazioni calciatori/allenatori/arbitri. Quanto interessano a queste categorie i risultati della Nazionale? Poco o nulla. Infatti il tanto criticato Gravina è stato rieletto col 99% dei voti quattro mesi fa. Nessuno si è candidato contro di lui. Perché? Perché avrebbe perso. Nonostante un Europeo disastroso e un Mondiale saltato, il 71enne dirigente pugliese aveva (e ha) ancora il sostegno di tutti. Ce lo vedete De Siervo andare a sgridarlo perché le qualificazioni non procedono bene? Ma quando mai! È che tutti si riempiono la bocca con la Nazionale, ma se uno si candidasse a presidente FIGC mettendo al centro del suo programma la maglia azzurra, la ricerca e lo sviluppo dei giovani talenti, magari mettendo in secondo piano gli interessi dei club, semplicemente perderebbe le elezioni.

E probabilmente non avrebbe neanche il consenso della gente. Perché l’Italia interessa poco anche agli italiani. Ci serve per lamentarci o gioire tutti insieme ogni tanto, ma non esiste un vero senso di identità. E il discorso va ovviamente oltre il calcio. A Oslo (!) c’era una bolgia, qui il tifo azzurro si limita a qualche “Italia Italia”. Immaginate che Dimarco – per dirne uno – giochi al Como: chi andrebbe a contestarlo a Mozzate perché ha passeggiato in Nazionale? Nessuno, e non lo fanno neanche gli interisti, gli juventini e i milanisti. Perché fondamentalmente non ci interessa. Il club (il Como, per noi) viene prima. Troppo prima. Si capisce dalla quantità di romanisti pronti a fare la guerra per tenere Ranieri tutto per sé.

E allora perché la FIGC dovrebbe lavorare sodo per la Nazionale se agli elettori del presidente FIGC l’argomento non frega nulla? E se sotto sotto l’argomento non interessa neanche ai tifosi, c’è davvero da stupirsi quando i giocatori giochicchiano o si inventano infortuni? È proprio vero, la Nazionale è un bene di tutti. E in Italia ciò che è di tutti, non è di nessuno. 

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