Lahm: “Stadi, poca corsa e investitori USA, il calcio italiano è in declino”

Ecco tutti i limiti del nostro movimento secondo la leggenda del calcio tedesco. Tutti temi sui quali il Como va in controtendenza

In una sorta di editoriale pubblicato su Zeit, Philipp Lahm ha parlato estesamente del calcio italiano, anche in corrispondenza dello scontro tra Inter e Bayern. Comunque ciò che ha detto è interessante perché offre uno spaccato del Bel Paese visto dall’esterno. Un parere autorevolissimo, visto che parliamo di una leggenda del calcio del nuovo millennio, campione del mondo e vincitore della Champions.

Che ha innanzitutto ricordato le sue esperienze giovanili contro squadre italiane (“Era un incubo giocarci contro“) e la finale di Champions persa contro l’Inter: “So bene, dunque, cosa rende forte il calcio italiano. Dovrei dire: cosa lo rendeva forte. Perché quel titolo in Champions League è stato, finora, l’ultimo. Un tempo il campionato più forte del mondo, la Serie A rischia di restare a secco per quindici anni (come già accadde dal 1969 al 1984). Un tempo tutti volevano andare in Italia. Il declino ha diverse cause. Molti club italiani, ad esempio, non sono più in mano a mecenati locali, ma a investitori provenienti dagli Stati Uniti. In Inghilterra il capitale straniero viene accettato, in Italia questo “svendita” ha invece portato – a quanto pare – alla perdita di identità e significato. Lo si nota dagli stadi obsoleti. Mi sorprende: stiamo parlando del Paese in cui si trova il Colosseo. Per l’Europeo del 2032, l’Italia modernizzerà i suoi impianti. Ci sono progetti per ricostruire il San Siro, un tempo la Scala del calcio. È una buona notizia: una società ha bisogno di luoghi d’incontro sostenibili e adatti alle famiglie per celebrare il calcio come patrimonio culturale”.

Ma secondo la leggenda della Bundesliga “la crisi ha soprattutto una causa sportiva: in campo mancano iniziativa, impegno, atletismo. I giocatori corrono di meno. Qualche anno fa ho letto una statistica secondo cui la squadra che correva di meno in Bundesliga superava comunque quella che correva di più in Serie A. Se la pressione avversaria è troppo bassa, nessun giocatore riesce a svilupparsi fino al livello mondiale. Ecco perché non ci sono più i Baggio, i Del Piero, i Cannavaro, Maldini, Baresi, Gattuso o Pirlo. Le squadre italiane di oggi mi ricordano una Ferrari a cui sono stati tolti 200 cavalli, con il serbatoio mezzo pieno, e che resta a secco dieci giri prima del traguardo. Tatticamente, i calciatori italiani sono ancora bravi. La Nazionale continua a trarne beneficio. In un torneo da sette partite, può andare molto bene, come accaduto con la vittoria all’Europeo 2021. Ma adagiarsi sull’1-0 porta sempre più spesso al fallimento. Mettere tutti dietro la linea del pallone ormai lo sanno fare anche nazionali come la Georgia, vedi Euro 2024. Così, l’Italia – quattro volte campione del mondo – ha mancato le ultime due edizioni del Mondiale“.

Ma Lahm chiude con un messaggio positivo: “Con il calcio difensivo si può ancora vincere. Ma rallentare il ritmo non è la soluzione. Serve qualcos’altro: potenza nel recupero palla, attività nel possesso, costante voglia di conquista. Lo stile di Simeone. Tutta l’Italia dovrebbe giocare come l’Atlético“.

Leggendo quanto scritto dall’ex terzino campione del mondo, sembra quasi un elogio al Como. Che non è in mano a un fondo d’investimento statunitense, che vuole rifare lo stadio, che si propone di giocare un calcio intenso e offensivo.

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