Progetto stadio: attacchi incrociati sui media. Ma l’alternativa qual è?

Servono davvero tutte queste - legittime - opinioni? Il Como mette i soldi e nessun progetto è perfetto: che faremo?

La riqualificazione dello stadio Sinigaglia sta facendo discutere in città, scatenando diverse voci contrarie alle quali i media stanno dando spazio. Solo nelle ultime ore sono arrivati gli attacchi – in ordine sparso – di:

  • Alberto Frigerio, ex assessore provinciale: “Se ancora esiste un briciolo di democrazia credo sia necessario un sano dibattito aperto“, oltre a critiche riguardanti l’altezza e le volumetrie commerciali (ComoZero).
  • Lorenzo Spallino, ex assessore comunale: “Il progetto restituisce alla collettività una parte del guadagno che il privato ottiene?” E riguardo alle attività extra-calcistiche, secondo Spallino “siamo decisamente al di fuori dei confini fissati dalla legislazione speciale per gli stadi“. (La Provincia)
  • Gli avvocati Cavatelli e Latorraca, che invocano un dibattito pubblico sul tema (La Provincia)
  • Vittorio Nessi, consigliere comunale d’opposizione, che proprio in Consiglio ha sollevato un polverone sul possibile cambio di nome dello stadio. Nella conferenza stampa di presentazione del progetto il sindaco Rapinese aveva garantito la conferma del nome “Sinigaglia”, ma secondo i documenti citati da Nessi le cose non starebbero così.
  • Giuseppe Cosenza, ex dirigente comunale, secondo cui la volumetria delle costruzioni complementari – cioè le attività commerciali – non sarebbe coerente con la normativa. (La Provincia)
  • Molti altri appunti provenienti soprattutto da architetti su altezza dell’edificio, viabilità e altre tematiche.

Obiezioni varie e variegate. Nessuno, però, menziona un’alternativa credibile.

Ci spieghiamo meglio. Che piaccia o meno, il coltello dalla parte del manico ce l’ha il Como 1907. Perché? Perché ha i soldi. Il Comune i soldi per ristrutturare lo stadio o per farlo altrove non li ha. E chi mette i soldi – è brutale dirlo, ma è così – si aspetta di essere almeno parzialmente accontentato. A maggior ragione visto che l’impianto rimarrebbe di proprietà pubblica. Ignorare questa semplice ma fondamentale premessa vuol dire essere fuori dalla realtà.

Mirwan Suwarso

Dopodiché qualsiasi cosa ha i suoi pro e i suoi contro. Ce li ha ogni progetto definitivo, a maggior ragione ha pregi e difetti ogni progetto in itinere com’è questo. Giusto quindi dare spazio alle idee di tutti, così che sul tavolo ci siano tutti gli spunti possibili per rifare il Sinigaglia nel modo migliore (sarebbe bello che queste opinioni fossero scevre da strategie politiche, questioni personali e secondi fini vari, ma vabbè). Tra l’altro Suwarso ha promesso di ascoltare la città in questa fase dell’iter.

Ma poi bisogna mettersi in testa che se mai si arriverà a un qualcosa di definitivo, non sarà perfetto. E serve mettersi d’accordo su un aspetto. Il Como magari ritoccherà il tutto, ma a un certo punto dirà: “Signori, vi abbiamo ascoltato, ora il progetto che vi offriamo è questo. O così o così”? E che si fa? Diciamo di no? Ci teniamo lo stadio-rudere e il quartiere circostante così com’è, rischiando forse anche di perdere gli Hartono, la Serie A e tutto l’indotto che porta alla città? Diciamo di no perché? Perché i muri sarebbero troppo alti o le attività commerciali troppo grandi e redditizie o perché sparirebbe il nome Sinigaglia? Oppure diciamo di sì ma poi facciamo partire mille diatribe legali per ostacolare i lavori? Ecco il nocciolo della questione, secondo noi.

Ovviamente questo non vuol dire accettare qualsiasi cosa venga proposta. Ma, come ha ricordato il sindaco Rapinese oggi su Facebook, “a garantire la sicurezza del progetto ci penseranno Questura e Vigili del Fuoco, alla tutela del paesaggio (e non solo) ci penserà la Soprintendenza, a garantire i conti ci penseranno le società incaricate assistite dai Servizi Finanziari del Comune di Como, a garantire la legalità ci penseranno il Segretario Generale e i super avvocati già coinvolti. A tutto il resto non citato ci penseranno i deputati Uffici della Repubblica e, per quanto di competenza della politica, (…) essendo stato incaricato direttamente dal popolo, ci penserò io“. Insomma, c’è un iter previsto dalla legge e per ogni dubbio espresso c’è un ente deputato a conoscere e far rispettare la legislazione e i relativi paletti. Niente paura, quindi. Como non accetterà qualsiasi proposta. Non lo farà perché l’ordinamento gli impedisce di farlo, non certo per le dichiarazioni di politici e architetti vari. 

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