Il calcio italiano si muove a più velocità anche sul piano societario, con differenze evidenti tra Serie A, Serie B e Serie C in merito alla presenza di investitori stranieri. Se nella massima serie il sorpasso è ormai avvenuto – con 11 club su 20 a maggioranza estera – la Serie B mantiene ancora una netta prevalenza di proprietà italiane, anche se il trend è in evoluzione.
Il Como dei Fratelli Hartono è la proprietà più ricca della Serie A e tra le più ricche del calcio europeo con un patrimonio stimato in 48 miliardi di dollari. Seguono le varie Inter con Oaktree, Milan con Redbird, Roma con i Friedkin, la Fiorentina con Commisso, il Bologna con Sapuito e il Parma con Krause, solo per citarne alcune in mano a proprietà estere.
Un caso particolare è rappresentato dall’Atalanta con il 55% delle quote azionarie in mano all’americano Stephen Pagliuca attraverso la sua “Dea Srl” che raggruppa investitori statunitensi e il restante 45% di proprietà degli italianissimi Percassi.
Tra le proprietà storiche italiane c’è ovviamente la Juventus degli Agnelli che ha nel Gruppo Exor in mano a John Elkann, primogenito di Margherita Agnelli e nipote di Gianni e Umberto Agnelli, la sua controllante. Un caso particolare è invece quello dell’Udinese che ormai da 40 anni è di proprietà della Famiglia Pozzo che sta però trattando la cessione dell’80% delle quote azionarie agli americani di Guggheim Partners, una potenza assoluta nel mondo dei fondi di investimento che hanno appena acquistato i Los Angeles Lakers per una cifra shock pari a 10 miliardi di dollari, per circa 200 milioni di euro. In caso di cessione il nuovo assetto sarebbe simile a quello dell’Atalanta con la gestione sportiva che rimarrebbe in mano per almeno due stagioni a Gino Pozzo che continuerebbe a detenere il 20% delle quote societarie.
TORNEO CADETTO
In Serie B sono invece cinque le proprietà straniere: tra le più rilevanti figura lo Spezia, passato nelle mani della Ram Spezia Holdings LP, fondo statunitense guidato da Thomas Roberts. Investitore americano della finanza con un patrimonio personale di 15 miliardi di dollari e un portafoglio clienti stimato in circa 350 miliardi di dollari. Il magnate americano è intervenuto a titolo personale nell’acquisizione del pacchetto totalitario di azioni del Club di via Melara (quindi riferendosi ai 15 milioni di dollari di patrimonio personale, Ndr) su richiesta dell’amico Charlie Stillitano, attuale Presidente del Club Aquilotto dopo che nell’interregno di Paul Francis faceva parte del CdA. Un passaggio avvenuto dopo una stagione di transizione, che ha visto ben tre cambi di proprietà sempre di matrice americana. Dai Platek, che hanno guidato il club per tre anni in Serie A e una stagione e mezza in Serie B, a Paul Francis con l’australiano e i suoi soci che si sono ritirati per motivi di salute dello stesso ex patron, fino all’attuale proprietà.
Accanto allo Spezia ecco Cesena, Palermo, Padova e Venezia. Si tratta ancora di una minoranza, ma significativa, in un contesto dove l’equilibrio tra vocazione locale e aperture internazionali è sempre più difficile da mantenere. Il Cesena è controllato dagli USA, con la Jrl Investment Partners di John Aiello. Il Palermo, invece, fa parte del City Football Group dello sceicco Mansur, già proprietario del Manchester City, mentre il Padova è legato alla holding francese J4A. Infine, il Venezia è gestito dalla VFC Newco, altra realtà statunitense.
In realtà in questa analisi va aggiunta anche la Juve Stabia che ha appena ceduto il 52% delle proprie quote azionarie alla società di investimenti sportivi Brera Holdings con sede a Dublino.
La possibile cessione del Monza da parte del gruppo Fininvest alla società americana Beckett Layne Ventures potrebbe essere un altro passo verso la globalizzazione della Serie B, oggi ancora in equilibrio tra tradizione e nuove logiche finanziarie.
TERZA SERIE
In Serie C, la presenza straniera è ancora residuale, anche se si registrano eccezioni come quella della Spal, controllata da investitori americani. La terza serie si conferma come il baluardo del calcio radicato nel territorio, con un modello economico più prudente e meno aperto alla finanza internazionale.
UTILIZZO DI GIOCATORI
I numeri confermano il quadro anche sul piano tecnico. La Serie B, nella stagione 2024-25, ha impiegato 604 calciatori, di cui 440 italiani e 164 stranieri, con una percentuale del 73% a favore dei primi. In Serie A la situazione è opposta: 401 stranieri su 588 giocatori totali, pari al 68%, e solo il 32% di italiani.
Nella cadetteria, dunque, resiste ancora il Made in Italy, anche se le dinamiche di mercato suggeriscono una progressiva trasformazione, mentre il massimo campionato italiano è ormai dominato da calciatori di prevalenza straniera.