Stadio nuovo: lo smarcamento del sindaco e una lavagna ancora vuota

Siamo al punto di partenza? Quasi. Ma dal Como niente ansie. E Rapinese non vuole essere considerato uno zerbino della società

Il tema è cruciale, sicuramente per il Como 1907 ma forse ancor di più per la città. Perché avere uno stadio nuovo, moderno, in riva al lago, in una nazione in cui opere del genere sono una rarità, darebbe uno slancio pazzesco all’immagine di Como.

Però i vincoli sono tanti. In questi mesi hanno parlato un po’ tutti, mancava solo l’opinione del salumiere sotto casa. Comunque alla fine bisogna riconoscere che i vari enti preposti hanno ripetuto sostanzialmente quanto detto dai detrattori del progetto. Concessione troppo lunga, struttura che dovrà essere più bassa, spazi per le attività commerciali da ridurre, perplessità sull’autosilo al Pulesin, addirittura la Soprintendenza ha chiesto che il nuovo Sinigaglia sia simmetrico e abbia varchi per consentire “visuali verso la zona di Cardina, verso Brunate e verso il parco Spina Verde” (QUI le osservazioni dell’organo ministeriale).

Ok, quello presentato ormai quattro mesi fa in conferenza stampa era un’idea, non un progetto definitivo. Ad ogni modo è un’idea che a quanto pare non va bene per buona parte del suo contenuto. Siamo ancora al punto di partenza? Forse non proprio, ma se il percorso per il nuovo stadio fosse una maratona di 42 chilometri, ora saremmo al secondo o al terzo. E’ un problema? Fino a un certo punto. Suwarso ha appena spiegato (QUI l’intervista) che il Como aspetta indicazioni e nel frattempo trova soluzioni alternative per continuare a crescere. Anche perché l’importante è che ora il Sinigaglia sia a norma per la Serie A, senza deroghe: per il resto c’è tempo e intanto ci si arrangia. Giusto. Mirwan a febbraio aveva auspicato la fine dell’iter approvativo entro maggio 2026 (difficile, visto lo stato dell’arte), ma aveva anche espresso – in quest’intervista – il concetto che male che vada possiamo anche tenerci l’attuale Sinigaglia. Comunque quel poco che era stato scritto sulla lavagna del nuovo stadio sembra essere stato quasi del tutto cancellato.

L’altra sera a Espansione Tv il sindaco Rapinese ne ha parlato. Ha sottolineato che quella presentata era solo un’idea progettuale, che il suo compito non è ancora realmente iniziato, ha ribadito la sua volontà di fare lo stadio e ha detto: “Una volta che toccherà a me scendere in campo, in dieci giorni chiuderò la partita“. Rispettando però le indicazioni dei tecnici provenienti dalla conferenza dei servizi che sta per concludersi: “Sono un sindaco di un comune democratico. Per me la Soprintendenza è la Bibbia, così come le indicazioni che arrivano dai Vigili del fuoco, dalla Prefettura, dalla Questura…” E quando gli è stato chiesto se ci sono state ulteriori interlocuzioni con la società, il primo cittadino ci ha tenuto a sottolineare una cosa: “Lavoriamo fianco a fianco col Como 1907 dal primo giorno. Ma attenzione, lavoriamo, non siamo né zerbini né vassalli. Io sono stato eletto dai cittadini, non dal Como. E voglio fare lo stadio non perché lo vogliono gli Hartono, ma perché lo voglio io, l’ho messo nel mio programma e i cittadini mi hanno detto di farlo. Adesso abbiamo uno stadio da Serie A. Il prossimo obiettivo sarà lo stadio nuovo e arriveremo anche lì“. Una risposta a quelli che lo accusano di essere asservito agli indonesiani; uno smarcamento strategico e legittimo.

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