Barra dritta e si va avanti, per crescere. Si può sintetizzare così il parere di Mirwan Suwarso, che ha concesso un’intervista a La Provincia.
Partendo ovviamente dal tema Fabregas-Inter: “Io non ho avvertito questa incertezza. Le cose erano chiare e si sono chiuse in fretta. Non ho mai avuto paura di perdere Fabregas. Se ha incontrato l’Inter? La sera del dibattuto a Londra, Fabregas è stato prima con me e poi è andato a cena per festeggiare il compleanno della moglie… All’aeroporto ha scelto di non parlare perché qualsiasi cosa avrebbe potuto essere male interpretata. Quanto al suo stato d’animo, beh mi sembra che le sue parole dal palco di Londra siano state molto chiare, ama questo progetto. Non credo assolutamente che sia deluso“. Al presidente biancoblu viene chiesto se forse Fabregas parli un po’ troppo con gli altri club: “Parlare non è negativo. Anche noi parliamo con diversi club, magari per scambiare opinioni su giocatori. Cesc ha sempre condiviso queste situazioni con estrema trasparenza. E’ un grande professionista e una persona limpida“.
Da Suwarso qualche pensiero in libertà sulla stagione appena finita: “I momenti che mi sono rimasti più nel cuore sono le vittorie di Bergamo, col Napoli e anche quella di Parma, perché abbiamo dimostrato concretezza. Ma la gioia più bella è vedere il clima allo stadio, la gente in giro con le maglie del Como, i bambini vestiti di azzurro. Abbiamo venduto non so quante magliette, e la squadra ha un’empatia con la gente davvero speciale. Questa è una grande vittoria“.
Ora si guarda al futuro. Con quali ambizioni? “Vogliamo crescere, nella prossima stagione speriamo di migliorare rispetto a questa. Le strategie di mercato restano le stesse, non andremo su giocatori più formati: certo, vorremmo alzare il livello, ma per esempio non è facile convincere un giovane che gioca in Europa a venire qui. Nico Paz? Il Real non ha ancora deciso cosa fare, aspettiamo. Stiamo lavorando anche su altre questioni. Per esempio la crescita della Primavera, fondamentale. Cesc vuole una rosa ristretta ma serve un serbatoio di giovani all’altezza in caso di evenienza. Un lavoro lungo. Poi c’è la questione della sostenibilità. Se un giorno, fra tre anni mettiamo, andremo in Europa, ci sarà da rispettare il fair play finanziario e non è che lo prepari così, dall’oggi al domani. Quando avremo tagliato tutti questi traguardi, allora potremo dire che il Como è cresciuto. Restiamo un piccolo club di una piccola città“.